UN PO’ PRIMA DI QUEI DODICI SECONDI – di Matteo Venturini
(Youssou N’Dour – 7 Seconds ft. Neneh Cherry – Illustrazione di Andrea Pazienza)
Sono al suo fianco, alla sua destra… Alla destra della “madre”.
Giusto un secondo più in là.
Seduti, in attesa… scalpitanti e scolpiti, un poco adrenalinici, un poco arrugginiti.
È un intervallo interminabile ma interessante questa pausa per questo banchetto che la vuole a testimoniare… a raccontare… di come mi ha salvato la vita dopo avermi preso per i capelli che non ho.
È quasi paura.
Lei è tirata a lucido e veste di beige… un abito molto elegante e tagliato su misura per l’occasione e creato dopo aver preso le misure delle forme… delle sue orme delicate che le appartengono, esclusive e che la vedono e vendono immortalata in quello scatto inciso col “flash”.
Quello, non questo.
Veste di morte monacale..!
Non sono in ansia, tuttavia.
Sto bene, per “L’ Amor del Cielo (!)”!
È “solo” uno specchio.
Non sono conciato bene. Devo recitare la parte che mi hanno cucito addosso.
È un teatrino di falsi buoni propositi ma proprio perché “buoni”, ciò che è sbagliato e già stato usato si può ancora quantificare e pesare in termini di… “Non Sense”…
Che è digeribile a tutti.
Sono penitenti gli altri figuranti, coloro, oltre a noi due, che occupano la sala per interrogarsi e proporre un’esperienza che non verrà tenuta in considerazione da nessuno ma peggio (!) verranno liquidati con una frase occasionale che ridurrà la loro opportunità: l’illusione di scoprire l’acqua calda.
Liofilizzata.
Filtrata.
Sono tutti sofferenti ma io no (!) perché io ho lei e lei ha me.
Amen.
Lei è un concetto, un’entità.
Sono tutti composti questi burattini, non quelli… manovrati dal sistema che prevede e permette la remissione sotto forma di “mea culpa”.
Quindi, sono trattati come quando vanno in chiesa o in psichiatria: giusto un secondo più indietro.
Sugli inginocchiatoi, come nelle camere di contenimento, ad ammirare l’altare del moralismo… ipnotizzati dal plagio e da certezze indotte.
Indottrinati.
L’astinenza diventa un progetto folle d’insoddisfazione e nessuno lancia un’offerta individuale per una libertà interiore che dovrebbe essere il principio di una sobrietà comunque soggettiva e opinabile.
Neanche io, che sono pagato per recitare.
Neanche lei, che è la sua stessa soluzione.
Dunque, benvenga per tutti il parametro… benvenga la statistica e la resa.
Che rassicura.
Mi avevano tutti sconsigliato di frequentare questa “Elisa” perché lei è una che si attacca e se poi la molli ci rimane male ma io non ho intenzione di lasciare una così.
Perché Lei mi fa vivere bene e anche se paradossalmente il suo, è un aggrapparsi sugli specchi, quello di prima… non questo… per mantenere viva una relazione che chiamano “malata”, anche se non è benvista dal gregge per proforma… il mondo ne ha bisogno.
Per mondo, intendo il mio.
Perché lo so immaginare.
Lei mi ha salvato la vita, me l’ha resa più dolce e malinconica, più triste ma di moda, sempre al passo, al tempo, al momento.
Giusto.
Lei, non invecchia mai.
Soltanto qualche sogno degno di una storia, soltanto qualche segno da vivere stasera, fosse solo l’abbaglio del conferimento alla memoria…
“Essere, o Non Essere” è la mia giustificazione… solo lacrime e preghiere in un’eterna dannazione.
La chiamano, sale sul palco, l’applaudono.
Mi sale in gola un aroma e mi metto a vomitare.
Lei, mi ha salvato.
Lei, è la mia eroina.
Portami nel tuo sogno, nel tuo viaggio, in ogni dimensione dove per vedere le stelle ci vuole coraggio.
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