TUTTI SALVI… LA LEZIONE DELLA THAILANDIA – di Nicola Forcignanò

Chi qui ci abita, e siamo in tanti venuti da fuori, s’è ormai fatto un’idea abbastanza chiara dei thailandesi: brava gente, ma spesso inaffidabile, raramente innamorata del lavoro, troppo di frequente imprecisa, schiava di una burocrazia che rende difficile le operazioni più facili. Hanno tanti altri meriti, sia chiaro. E per questo è piacevole vivere nel loro Paese, se si è pensionati e nulla s’ha da fare. Gli stranieri che qui lavorano hanno molto da lamentarsi.
Confesso d’aver pensato male e temuto il peggio, quando è arrivata la notizia che dodici bambini e il loro allenatore s’erano andati a infilare in un orrido cunicolo dentro la terra. Fin dal primo momento è apparso chiaro che salvarli fosse un’operazione molto macchinosa e complessa.
Con il passare dei giorni la preoccupazione s’è trasformata in angoscia. Sembrava che nulla accadesse, come se la Thailandia avesse affidato a Budda il miracolo di tirarli fuori da là sotto. Quando, poi, tivù e giornali hanno dato la notizia che forse era meglio attendere marzo, i pensieri più cupi hanno scoraggiato perfino gli ottimisti. Come se il Paese non fosse in grado di affrontare una situazione decisamente difficilissima ma non per questo impossibile.
La Thailandia che – sbagliando – molti non s’aspettavano, ha stupito i perplessi e il mondo intero. Come perle di una collana, uno a uno, sono tornati dal fondo della terra tutti i “cinghiali selvatici” (il nome della loro squadra di football), allenatore compreso. Esercito e volontari hanno messo in moto una macchina praticamente perfetta, che non s’è fermata un istante e che non ha sbagliato una sola mossa. Una Thailandia che ha dato una lezione d’efficienza a tutto il mondo.
Da ieri notte sono ancora più orgoglioso di vivere in questo Paese che – senza Budda – è riuscito a fare un miracolo.
Grazie Thailandia.

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