UN PAESE PIEGATO DALL’INCURIA E DAL PRESSAPOCHISMO – di Marinella Rossi
Mi asterrei, non fosse notte fonda, non piovesse che Dio la manda, e non piovesse desolazione su un Paese piegato dall’incuria e dal pressapochismo. Mi asterrei, per un naturale pudore, diciamo rispetto, un silenzio necessitato dall’idea che il silenzio accompagni come una lieve carezza il più acuto dolore. Mi asterrei, se non avessi sentito poche ore fa al tg un tecnico, un professore, un ingegnere asserire che lui quel ponte lo avrebbe fatto avanti e indietro con serafica e discreta serenità, per poi aggiungere con tecnicalità sapiente, sufficiente e rassegnata che i ponti cadono. Si, ragazzi miei bamboccioni che filosofeggiate di sicurezza. Proprio così, dice il super ing. con fatalismo poco politecnico: i ponti cadono. Tipo evento naturale. Crac, ti si aprono sotto come si aprono le nuvole del cielo e rovesciano caterve d’acqua. Così i ponti. Fatevene una ragione. Ché una risata, se non un ponte, ci seppellirà.
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1 Comment on "UN PAESE PIEGATO DALL’INCURIA E DAL PRESSAPOCHISMO – di Marinella Rossi"
Un Paese piegato dall’ingordigia! altro che pressapochismo.