E PASOLINI MI DISSE CHE MIO FIGLIO ENRICO STAVA ASCOLTANDO BOB DYLAN – di Giulio Nascimbeni
Un pomeriggio come tanti bei pomeriggi della mia vita. Pasolini arrivò come sempre puntuale e si sedette con me in salotto, come da tradizione. Parlammo tanto per cambiare di calcio. Ma parlammo anche di politica, cultura e anche di mio figlio Enrico, che nella se ne stava nella sua stanza ascoltando un, a me sconosciuto, cantante americano o inglese, non sapevo chi fosse.
Pasolini mi disse che era Bob Dylan il cantautore che Enrico stava ascoltando. Ci fu un cenno di intesa e un sorriso. Il mio imbarazzato perché in quel momento mi sentii un vecchio nostalgico di “Parlami d’amore Mariù” che al di là non era andato.
Pasolini andò nella stanza di mio figlio e la musica si interruppe. Conversarono come se fossero coetanei.
Mia moglie Carla si affacciò nel salotto e mi disse nel nostro amato dialetto: “Speriamo che Enrico “nol diga monade. Sta parlando con Pasolini, e sicuramente non se ne rende conto.”
Cara Carla che adesso non ci sei più ed è sei per me una giornaliera assenza, una invalicabile e disastrosa assenza. Enrico non disse sciocchezze e non ti fece fare brutta figura con Pasolini. Dalla sua aveva la sfrontatezza della sua età e cara la mia Carla quel poco di educazione che eravamo riusciti a tramettergli; mica tanta ma insomma se la cavava.
Mia Carla la tua voce si è spenta. Quella di Pasolini è stata spenta. Mi rimane quella di nostro figlio, mentre la mia oramai è un doloroso bisbiglio nella memoria.
Tuo marito Giulio
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