“BLACKOUT” QUATTORDICENNE MUORE ASFISSIATO FACENDO QUESTO NUOVO “GIOCO” DEL WEB: TAPPARSI CON LE MANI NASO E BOCCA
Avrebbe partecipato al blackout, gioco autolesionistico diffuso su Internet. La scelta della madre e del padre di diffondere la storia per mettere in guardia tutti: “Siate presenti per i vostri figli”
Questa è la storia di Igor Maj, il “ragno biondo”, 14 anni appena, scalatore, uno bravo, fisico asciutto e agile, una “forza della natura” come lo descrivono adesso disperati e increduli i suoi compagni di montagna, i Ragni di Lecco, un gruppo di appassionati di arrampicata, alpinismo e climbing. Un gruppo iscritto al Cai. Igor è vittima del più assurdo e folle e schifoso dei giochi autolesionistici: il ‘blackout’. Togliersi l’ossigeno fino a svenire, per poi provare l’adrenalina della ripresa. La pratica è diffusa tra gli adolescenti più di quanto si sappia. È una delle tante insidie del deep web e purtroppo – spesso nel silenzio – ha mietuto e continua a mietere vittime.
Scrivono ancora i genitori del ragno biondo: “Quindi cercate di fare ancora di più, perché tutti i ragazzi nella loro adolescenza saranno accompagnati dal senso di onnipotenza che se da una parte gli permette di affrontare il mondo, dall’altra può essere fatale”. Fatale e beffardo. Come lo sono le mode inquietanti che i ragazzi non fanno uscire dai loro circuiti. Sul web gira di tutto sul blackout: anche piccolo manualetti per una corretta esecuzione del soffocamento. Anche come usare il “giochino” per saltare la scuola, magari nel giorno dell’interrogazione. Oggi Igor a scuola non ci andrà. Nemmeno in montagna. E viene da pensare che le cime, nella loro durezza, sono più leali di certe sfide fatte dentro casa.
Articolo tratto da Repubblica a firma di Paolo Berizzi
I Ragni di Lecco – Arrampicata Alpinism Climbing
Questo è in assoluto il post più triste di tutta la storia della pagina Fb dei Ragni. Forse, tratta della notizia più tragica che il nostro gruppo abbia mai conosciuto.
Tante volte ci siamo sinceramente commossi per la scomparsa di qualche nostro amico, grandissimo alpinista, o semplice appassionato, e qualche volta abbiamo pianto un nostro anziano che ci ha lasciato per il normale corso della vita.
Ma niente è paragonabile a quello che ha cominciato a scuoterci fin dal primo istante che l’abbiamo saputo, settimana scorsa.
All’inizio si pensava ad una tragedia immane, una di quelle che non vorresti mai leggere neppure per uno sconosciuto, figuriamoci per un 14enne che scala con i tuoi piccoli atleti alle gare. Lo vedevamo una decina di volte all’anno, e ci costringeva, a noi allenatori, ad intervenire perché erano così amici che con lui il “casino” era sempre alle porte. Si pensava ad una morte improvvisa,
Poi, la tragedia è diventata ancora più smisurata, perché ci ha fatto meglio comprendere quello che magari distrattamente avevamo letto qua e là. È stata la mamma che ci ha scritto il risultato dell’indagine, e che ha chiesto che il tutto venisse divulgato, per diffondere questo incomprensibile, ma reale (ed esistente da decenni, ma sempre più in espansione per la capacità virale dei video. ATTENZIONE, ci sono addirittura molti video didattici che ne spiegano “l’utilizzo” per non andare a scuola in interrogazione!!!) pericolo mortale.
Igor Maj, tanto amico dei nostri ragnetti, fortissimo scalatore quattordicenne, esuberante e fisicamente una vera e propria forza della natura, figlio di una famiglia fantastica, all’insaputa di tutti ha voluto provare il Blackout, una criminale procedura (lo chiamano gioco, noi non lo vogliamo chiamare così) che sfida il soffocamento, e che ha già mietuto tante vittime adolescenti, e non solo, nel mondo. Queste sfide alla morte sono sempre esistite e in ogni epoca si poteva rimanerne coinvolti, ma quelle di oggi sono più subdole, molto più subdole, perché possono compiersi nella stanza della tua casa, in pochi minuti, guidate da criminosi esempi virtuali, video orrendi che sono dei veri e propri atti terroristici ai nostri figli, ai nostri amici, a tutti noi. E non arrivano da sconsiderati terroristi stranieri, ma dalla nostra società.
Questa tragedia che per sempre porteremo nel nostro cuore, che da giorni ci ha reso le notti agitate e incomprensibili, deve rimanere un monito, come la famiglia, una STRAORDINARIA famiglia, ha reso pubblico affinché questi pericoli non rimangano in qualche distaccato trafiletto di internet.
I Mostri sono tra noi, non vengono da lontano. Parliamone con i nostri figli, ancora di più quando NULLA, come nel caso di Igor, lasci presagire nulla di strano.
Quanto ci mancherà Igor, non potete immaginarlo. Siamo sconvolti, come mai ci è accaduto. Molto di più di un pensiero alla sua famiglia, e siamo vicini anche alla società Boulder&co di Agrate, nella quale Igor coltivava i suoi sogni, e ai loro piccoli atleti, che dovranno affrontare una vita con un ricordo indelebile
Per il tema delicato di questo post, Fabio Palma si assume tutte le responsabilità di quanto scritto.
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